“Ci si rincontrerà tra molti anni, molti vortici, molte pietre, molti mari, molta sabbia, molti chiodi, molte fiamme, molti occhi, molto vento, molte tartarughe, molte dune, molti capelli, molta fuliggine, molto sale, molta polvere. Aldilà del muro”

Lisa Rampilli

Al di là del muro c’è un paesaggio nel quale donne, fiori, draghi, elefanti, scimmie, suppellettili, frutti e serpenti coesistono e comunicano. È un ambiente visivamente orientale, raggiungibile con un viaggio psichedelico, forse, o arrampicandosi sul graticcio, o attraverso uno scellerato processo mentale tutt’oggi mai chiarito. È questo il luogo dal quale ci arrivano due immagini, due acquerelli su carta: Al di là del muro e Cenacolo daltonico.

Lisa Rampilli ci regala due visioni: una è quella di un elefante rumoroso nel suo percorso cocente che lo porta a recapitare messaggi di speranza o ossa di sfiducia, elargire il suo messaggio servendo del tè con dello zucchero. È un’immagine che le arriva dal passato, quando da piccola, immersa nella natura, collezionava piccoli elefanti che trovava o le regalavano. Arrivato a noi, l’elefante sembra liberare la tradizione visiva orientale dal suo silenzio occidentale e agitarsi in quel bisogno di manualità propria di un trionfo floreale dai colori accesi.

Nella seconda immagine che ci viene recapitata, Cenacolo daltonico, l’animale e il vegetale, l’oggetto e il suo colore, si abbracciano e si toccano. Appoggiati su tre mensole, su tre diversi livelli di realtà, si avvicinano tra loro, guardandosi. Si tratta di un viaggio parodistico tra antiche tradizioni e intensi colori.

Con questi acquerelli si annacqua il dramma per far posto a una reazione a catena dove oggetti e suppellettili si moltiplicano nel loro toccare e mangiare animali e piante, terre e mari, pesci e insetti. La sperimentazione e la ripetizione sono usate da Lisa Rampilli anche nelle forme, perché ciascuna cosa riporta a un’altra, e a un’altra, e a un’altra…

Francesca Verga